Arte e Monumenti

Chiesa Santa Cristina Dalla navata laterale si accede al “Tesoro”, una pregevole cappella a semplice pianta rettangolare più volte rimaneggiata.

Sono documentati gli importanti interventi del 1740, del 1874, del 1948. Nel 1963 fu completamente rifatta l’attuale decorazione. Il Tesoro è il luogo più caro alla devozione perché custodisce le reliquie del braccio di S. Cristina.

L’elegante portale in pietra locale scolpita in stile baroccheggiante, è chiuso da una porta in noce, intagliata, con figure di angeli nella parte superiore e volute floreali nella parte inferiore, opera di artigiani locali. In alto lo stemma di Francesco Carafa suddiviso in due parti, con le insegne dei Carafa (campo rosso con tre fasce argento) e quelle dei Caracciolo, famiglia di sua moglie (Icone rampante azzurro in campo oro).

L’iscrizione sull’architrave ricorda l’anno di costruzione del Tesoro, 1609, da parte del principe di Sepino Francesco Carafa, che erogò la somma di 2.000 ducati. Sempre a cura del principe F. Carafa – come ricorda il grande specchio epigrafico sito sull’ingresso della sagrestia – il Tesoro fu impreziosito da bellissime pitture e mosaici e dotato dei busti in rame argentato dei santi Giovanni Battista, Nicola, Biase, Antonio abate, degli apostoli Giacomo, Filippo, Andrea e del martire Sebastiano. I busti in rame argentato, di pregevole fattura, riferibili all’artigianato napoletano del primo seicento, sono custoditi in otto nicchie ricavate nelle pareti del Tesoro e chiuse da sportelli originali in legno, a doppia anta, con eleganti intagli che includono lo stemma dei Carafa.

Le nicchie con cornici in pietra ornate con motivi geometrici, stilisticamente tardo cinquecentesche, sono risalenti all’epoca di fondazione della cappella.

L’altare, databile al 1742, a ricchi intarsi policromi con cornice a volute, reca al centro una cornice che circoscrive la croce raggiata; ai lati dell’alzata due teste di serafini.

In basso, più indietro, sono visibili gli stemmi partiti delle famiglie della Leonessa e di Somma. Il presbiterio è delimitato da una balaustra decorata a volute ed elementi floreali, a trafori, in marmi policromi.

Opera veramente pregevole riferibile alla metà del 1700. Sull’altare in una nicchia, con una ricca cornice e sormontata da una lunetta decorata a mosaico, è custodito il busto reliquiario di S. Cristina. L’opera in argento e rame dorato, del XVII secolo, è attribuibile all’area artistica napoletana. La mano destra della Santa avvolge, con un gesto protettivo, Sepino; la sinistra sorregge una palma e un ramo fiorito, in ricordo della sua verginità e del suo martirio. Il volto risalta da una complessa acconciatura raccolta sulla nuca.

Sul petto una teca ovale, circondata da una ricca cornice a cesello. La reliquia del braccio di S. Cristina è conservata in un avambraccio in argento sbalzato e cesellato, opera di argentieri napoletani tra la fine del 1600 e gli inizi del 1700. Secondo altri studiosi potrebbe essere più antico e risalire al XV secolo.

Ai lati dell’altare due torcieri in legno del XVII secolo, finemente intagliati, restaurati nel 1997, mostrano nella base gli stemmi della famiglia Carafa. Il fusto, decorato con fregi, baccelli e teste, è sorretto da tre cherubini. II soffitto restaurato nel 1963 con decorazioni dorate, mostra tre affreschi del pittore Leo Paglione.

Esse rappresentano S. Cristina tra gli emigrati, l’arrivo dei pellegrini con le reliquie di S. Cristina, la consegna delle reliquie al Consiglio degli Anziani. Sulla parete di fondo è rappresentata la Crocifissione, sempre opera del pittore Leo Paglione.