Storia

Sepino: tra passato e presente

Origini di Sepino

Strana vicenda quella di Sepino: nel suo nome è racchiusa la storia millenaria di una valle ancora incontaminata: la valle del fiume Tammaro, ricca di sorgenti salutari e di boschi secolari. Nata sul tratturo come posto di sosta e di riposo per le greggi e i pastori emigranti lungo il percorso delle “vie della lana”, con le Guerre Sannitiche gli abitanti si spostarono sulla montagna oggi denominata Terravecchia dove costruirono una città definita da Livio fortissima atque potentissima.

Sepino Sannitica

Saranno proprio le sue possenti mura, in occasione della III Guerra Sannita, a dover far fronte agli assalti delle truppe romane guidate dal console Papirio cursore nel 293 a.C.; su di esse i Sanniti combatterono contro i Romani una durissima battaglia che costò loro, secondo gli storici romani, 7400 morti e 3000 prigionieri. L’ampio perimetro murario, di forma grosso modo trapezoidale, aveva tre porte; la più significativa è la Postierla del Matese, uno dei documenti meglio conservati della tecnica edilizia sannitica a fini militari.Un lungo corridoio coperto, tanto stretto da far passare una sola persona per volta. A ridosso della porta sono visibili anche i resti di un abitato medievale con torre centrale, poi abbandonato nel XIV sec., forse in seguito ad una guerra con l’attuale Sepino. Più in basso, su una collina da cui domina il tratturo, in una leggera piana nascosta tra i boschi, è un tempio sannitico utilizzato fino al medioevo come chiesa dedicata a S.Pietro.

Sepino Romana

Quando con Augusto il mondo romano trovò finalmente un momento di pace, gli abitanti si spostarono in pianura, dove era già un piccolo, ma prospero centro commerciale sannitico. Qui nacque una fiorente cittadina romana: Saepinum. La città acquistò ben presto importanza nel mondo romano grazie alla laboriosità dei suoi abitanti ed alle ricche famiglie che vi risiedevano: tra queste era quella dei Nerazi, a cui appartenne anche Nerazio Prisco, insigne giureconsulto, prescelto dall’imperatore Traiano quale suo succesore.Era proprietaria di immensi territori e di una bellissima villa di cui è possibile ammirare i resti nei pressi della stazione di S.Giuliano – Sepino. Saepinum, definita “la città del tratturo”, ha pianta romboidale con quattro porte poste alle estremità del documano e dal cardo, le strade principali delle città romane. Le mura, in opera reticolata incerta, sono state costruite poco prima del 4 d.C.; lungo il loro percorso sono distribuite 25 torri circolari e due ottagonali. Uno dei monumenti meglio conservati è il teatro ( sembra potesse ospitare a 1000 persone); fu costruito nella prima metà del I sec. a.C. ed in parte modificato in epoca successiva. Sulla scaena, nell’edificio rurale sovrastante, è la prima sezione del Museo di Saepinum. Il teatro di Saepinum ha una particolarità che lo distingue dagli altri noti: una porta di piccole dimensioni ( la quinta ) si apre infatti nelle mura cittadina permettendo l’accesso al teatro direttamente dall’esterno. Uscendo da qui è possibile raggiungere, seguendo le mura, la Porta Boiano, così denominata perché posta in direzione dell’omonimo centro molisano. Ai lati dell’arco due statue di prigionieri germanici fiancheggiano l’iscrizione con dedica a Tiberio e a Druso, a cui è dovuta la costruzione del muro di cinta.Sotto la statua di destra e posta l’iscrizione “de grege oviarico”, importante documento per conoscere aspetti della transumanza nel II sec. d.C.. Dalla porta di Boiano si accede all’interno mediante il decumano, fiancheggiato da alcuni edifici importanti tra cui un edificio di culto di età augustea, il macellum o mercato, di forma esagonale, e la basilica, con le sue svettanti colonne dai capitelli ionici. Subito dopo si apre il foro, di forma trapezoidale su cui si affacciano gli edifici pubblici più importanti della città: il tempio dedicato forse a Giove Ottimo Massimo (interessante è la sottostante struttura industriale di epoca sanniticaper la lavorazione dei panni), un edificio preceduto da due colonne e due semicolonne scalanate e quindi le te, solo in parte portate alla luce. Proseguendo lungo il documeno s’incontra una delle tante fontane da cui era ornata Saepinum: la Fontana del Grifo, così chiamata per la decorazione presente sulla lastra da cui usciva il tubo d’acqua (fistula).La cittadina romana non mancava di edifici industriali: un mulino posto poco dopo la “Fontana del Grifo” ed una conceria. Proseguendo lungo il decumano si giunge a Porta Benevento, alla cui sinistra è la seconda senzione museale di Saepinum; qui è conservato un interessantissimo pavimento di epoca sannita. Uscendo da Porta Benevento è visibile l’imponente monumento funerario di C.Ennius Marsus: di forma cilindrica, ha negli angoli della base dei leoni accovacciati.

Sepino Medievale

La città, dopo il IV sec. a.C. incominciò ad entrare in crisi: la guerra greco-gotica (535-553), dalle cui conseguenze Saepinum fu certamente investita, determinò un aggravarsi delle condizioni dell’abitato, tanto che crollarono gli edifici più significativi. A dare una certa ripresa alla città, fu la concessione della piana da parte dei duchi longobardi di Benevento ad una colonia di Bulgari nel 667. Questo periodo di ripresa perdurò fino al IX sec., quando incursioni saracene spinsero le popolazioni ad abbandonare la pianura per le più difendibili zone montane. E’ in questo periodo che nasce il Castellun Sepini, l’attuale Sepino, che nel tempo ne conserverà il nome fino ai nostri giorni quale legittima erede dell’antica città romana. Anche nella scelta di questa località sarà decisiva la presenza di sorgenti oggi utilizzate anche per un nuovo e moderno impianto termale ricco di acque tra le più salutari d’Italia. Racchiuso entro una possente cerchia di mura lungo le quali si distribuiscono alte torri cilindriche, il centro storico di Sepino è un piccolo gioiello di architettura medioevale in cui si inseriscono qua e là sobri ed eleganti edifici del Rinascimento come il palazzo Attilio, voluto da un ecclesiastico di Sepino dopo la sua nomina a vescovo di Termoli.